Francesco Hayez, autore de’ Il Bacio, dipinto del 1859 che rappresenta un messaggio di ribellione verso l’occupazione austriaca in Italia attraverso la raffigurazione di un patriota che saluta l’amata prima di andare a combattere, è considerato l’esponente più importante del Romanticismo italiano.
I suoi inizi però furono neoclassici e presto si interessò alla pittura storica. Lo stile dell’opera inoltre ricorda la pittura quattrocentesca ed esprime un forte senso di tridimensionalità. Infine le figure sono precise e molto dettagliate.
DESCRIZIONE E STORIA DEL DIPINTO RUTH
Hayez dipinse l’opera su commissione di Severino Bonora di Bologna che poi dispose per la sua cessione al Comune; è la sola sua opera presentata nel 1853 alle esposizioni in accademia, istituzione chiusa che volle con questo segnale mantenere la distanza dal capostipite della pittura romantica. La figura di Ruth assume riferimenti pre-rinascimentali come molte delle opere accademiche dell’artista.
In base a tali elementi si deve correggere l’opinione corrente, che la vuole dipinta nel 1835, sull’autorità dei tardi e spesso non fidati elenchi del Carotti.
Se sulla fine del quarto decennio qualche accento di maggiore libertà si trova nei pittori più giovani, è vero che la cosa restò poi senza seguito apprezzabile.
Quando Hayez presentò la Ruth, era esaurita da tempo la sua carica innovatrice; e nondimeno l’impressione fu enorme, come dimostrano le parole del notaio Enrico Bottrigari: «Ma ciò che attraeva gli sguardi si era uno stupendo quadro dell’Ajez di Milano, rappresentante la Ruth, quando povera e derelitta vedova andava a spigolare nel Campo di Booz».
L’analisi stilistica del resto non smentisce una collocazione negli anni ’50, quando divenne più intensa, e intimamente drammatica la mediazione dell’Hayez sul nudo femminile, intriso di valori psicologici tortuosi e complessi. Si conferma la contiguità morale di Hayez con Ingres e Delacroix.
In opere come queste, destinate generalmente ad una circolazione più riservata, l’artista ribadisce il suo interesse «per la grazia spontanea, che è gran parte e condimento della bellezza» e non per «la grazia di convenzione, quella che la donna impara, o da se stessa si dà, che principia dall’essere uno studio e finisce coll’essere un segreto», come asserisce Toccagni.
A proposito del suo Foscari, lo stesso Hayez scriveva l’anno dopo all’amico Andrea Maffei: «Io ho cercato in quella grandezza e dimensione di figure una certa finitezza, ma non volli che questa desse durezza di esecuzione».
Hayez dipinge Ruth in piedi, al centro dell’opera. La giovane si identifica con l’eroina biblica per via delle spighe portate in seno. Il suo nome significa amica o compagna.
Divenne presto uno dei nudi più famosi di Hayez che aveva ormai 62 anni ed era un importante protagonista del Romanticismo italiano. L’opera si può avvicinare a Rebecca del 1831 e Tamar di Giuda del 1847, due opere dal tema biblico.
Non fu solo la figura dalla connotazione sensuale, ma elegante, a rendere l’opera famosa. Infatti, la composizione semplice, e quasi iconica, permette al dipinto di assumere un valore universale. La ragazza, che aveva sposato il figlio di un abitante di Moab, indossa una tunica bianca annodata in vita che lascia scoperta gran parte del busto, un turbante e un bracciale stretto in metallo al braccio destro. Con la mano sinistra stringe poi a sé un mantello scuro che avvolge alcune spighe di grano.
Morto il marito, infatti, la giovane si trasferì con la suocera a Betlemme, luogo di origine dell’uomo. Le due donne vivevano in povertà, spigolando nei campi dopo il raccolto, finché il proprietario terriero Booz, parente del marito defunto, sposò Ruth. Dalla loro unione si originò la dinastia del re David.
Il viso della protagonista rivela una fisionomia regolare e molto giovane. Inoltre, l’espressione mostra un carattere riflessivo e al tempo stesso sensuale.
La figura di Ruth è rappresentata a mezza figura esattamente al centro del piano e divide simmetricamente l’ampio paesaggio desertico, riconducibile all’attuale Giordania, che si distende in basso. A sinistra si nota una macchia di alberi, mentre il cielo è offuscato da nubi.
Il tono dell’opera è caldo e prevalgono le tinte giallastre tipiche di molte opere di Hayez. Alla fortuna del dipinto contribuisce anche l’illuminazione. Infatti, la parte a sinistra del paesaggio è scura ed esalta la parte illuminata del corpo di Ruth. Invece, la parte a destra è chiara e crea un deciso contrasto con la parte in ombra della fanciulla.
L’ACQUERELLO DI PALAZZO MAZZETTI
Posteriore al 1853 è pure l’acquerello su carta attribuito a Francesco Hayez, esposto oggi al secondo piano di Palazzo Mazzetti e proveniente dalla collezione Ottolenghi.
Il disegno acquerellato, considerato una replica del soggetto del dipinto commissionato da Severino Bonora, reca una nota manoscritta non pertinente che data l’opera al 1848: «Della sua miglior epoca operosa 1848»
La figura biblica diviene per l’autore personificazione allegorica del malessere dell’animo romantico, in cui le sollecitazioni formali prevalgono su quelle letterarie. Avanzata è la ricerca basata su una visione purista dei piani cromatici, soprattutto nei torni piatti e polverosi dello sfondo essenziale.