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Museo Guglielminetti

“Alla scoperta del lavoro e dell’influenza artistica di uno dei più grandi maestri astigiani.”

Lungo le antiche cantine di Palazzo Alfieri si snoda il suggestivo ambiente espositivo che ospita sculture e scenografie realizzate dal maestro Eugenio Guglielminetti, pittore (allievo di Felice Casorati), scultore e scenografo sensibile alle ricerche delle avanguardie storiche. Nella sua carriera l’artista astigiano indagò vari campi artistici e contribuì con la sua visionarietà a creare spazi e mondi incredibili.

Le sezioni che costituiscono il museo ripercorrono la sua poliedrica carriera e sono suddivise in scultura, scenografia per la musica, per la danza, per il teatro e per la televisione.

Negli anni Settanta Guglielminetti indaga le suggestioni visive della musica, superando l’interpretazione storicizzante del melodramma operistico e suggerendo l’armonia cromatica e plastica di scene e costumi. Si occupa di allestimenti per opere di Verdi, Puccini, Mozart, Rossini e Donizetti. 

Per il mondo della danza e del balletto il suo lavoro è caratterizzato dalla sobrietà estetica e dalla perizia tecnica. Da ricordare la collaborazione con Loredana Furno e la Compagnia del Teatro Nuovo di Torino, per cui il contributo di Guglielminetti è versatile ed immaginifico con richiami alla geometria, alla pop art ed a Mondrian.

Per il teatro il maestro si muove tra razionalismo, Bauhaus, astrazione espressionista e richiami alla metafisica, ed è in questo contesto che escogita l’espediente della “scatola-gabbia” e ricorre al dispositivo scenico fisso creando articolati moduli spaziali e cromatici (oltre ai costumi) per la commedia dell’arte, la letteratura rinascimentale e barocca, Molière, Shakespeare ed Alfieri. 

Per il mondo della televisione la ricerca di Guglielminetti è volta all’innovazione e si arricchisce, grazie alla sua intuizione visiva, della tecnica del chromakey, utile a sovrapporre due diverse immagini per ricreare effetti speciali. Lavorerà per il piccolo schermo con personalità del calibro di Ugo Gregoretti, Carlo Quartucci, Piero Angela e Antonello Falqui.

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