Asti romana attraverso i reperti provenienti dagli scavi archeologici di Palazzo Mazzetti
I sotterranei di Palazzo Mazzetti hanno restituito un pezzo della storia di Asti, con ritrovamenti che attraversano varie epoche storiche. Le indagini archeologiche effettuate hanno infatti riportato alla luce interessanti rinvenimenti riconducibili all’età romana che hanno permesso di aggiungere tasselli alla ricostruzione di Hasta, l’antica Asti.
La fondazione di Hasta si colloca cronologicamente agli anni delle campagne militari condotte dal console Marco Fulvio Flacco, fra il 125 e il 123 a.C.
Sotto i suoi retaggi medievali probabilmente meglio visibili, Asti nasconde infatti un passato ancora più antico.
Il susseguirsi di demolizioni e ricostruzioni che hanno interessato anche la zona sottostante il palazzo tuttavia rende difficile ancora oggi una ricostruzione precisa dell’assetto urbano della città romana al momento della sua fondazione.
Il cippo in marmo con la dedica al Collegio dei Fabbri
Uno dei reperti venuti alla luce è un piccolo cippo frammentario in marmo della Val Varaita, datato II secolo d.C. Questo reca un’iscrizione che testimonia la presenza ad Hasta di una potente corporazione nelle città di epoca imperiale, i Fabbri. Costruttori e lavoratori dei metalli, della pietra e del legno erano un’associazione fondamentale nella società municipale.
I collegi romani, che potevano avere carattere civile o religioso, nominavano i propri amministratori, tenevano una cassa comune e avevano una sede di riferimento dove riunirsi in consiglio. Erano formati da persone associate da funzioni comuni, arti e mestieri, a difesa dei propri interessi come un moderno sindacato e al di sotto della protezione di una divinità tutelare.
L’iscrizione astigiana recita, secondo le interpretazioni, ciò che segue:
Gen(io) C(ollegii) F(abrum) H(astensium) M(arcus) Bennius Aemilianu[s] miles ra[…]
Al Genio del Collegio dei Fabbri di Asti, (da parte di) Marco Bennio Emiliano, soldato
Il Genio era, per i Romani un’entità divina che proteggeva persone, istituzioni e luoghi. A causa della frammentarietà del pezzo non è possibile reperire molte informazioni circa il dedicante, ovvero la persona che aveva fatto incidere il cippo come ringraziamento per un favore accolto o come richiesta. Sappiamo che lo stesso era un soldato e, come ci suggerisce il nome, era probabilmente originario della Dalmazia.
La gemma con figura di agricoltore oppure l’Inverno
Fra i piccoli oggetti rinvenuti spicca una gemma incisa in corniola, materiale che Plinio il Vecchio definisce molto comune e con un’ottima resistenza all’offuscamento. La gemma riporta come incisione una figura maschile ricurva che si appoggia a un bastone e porta sulle spalle una zappa a due denti, il bidens. La figura può essere interpretata come la personificazione dell’Inverno, personaggi simili sono infatti frequenti nei mosaici. Una seconda interpretazione vede invece la figura come un riferimento al lavoro nei campi e in particolare nei vigneti. È probabile che la gemma sia stata persa accidentalmente a seguito di distacco dal suo supporto e che svolgesse anche la funzione di sigillo per il suo proprietario.
La conocchia in osso: un simbolo femminile
Il ritrovamento di una conocchia di spillo è invece testimonianza della presenza femminile nella società romana e in questo caso ad Hasta.
La rocca o conocchia era lo strumento su cui veniva collocata la fibra grezza che doveva essere trasformata in filato; questo oggetto è quindi fin dall’età arcaica utile allo svolgimento di un’attività prettamente femminile, la filatura.
La tipologia romana più comune era costituita da una semplice asta in legno o in osso, a volte decorata da elementi nella parte superiore. Sono documentate anche altre tipologie come la rocca da dito, denominazione che deriva dalla modalità di impugnatura e che corrisponde al ritrovamento astigiano.
Alcuni contesti funerari hanno restituito anche rocche da dito in vetro che per la loro preziosità testimoniano sia lo status sociale che la virtus della donna.
Di questi oggetti non vi è testimonianza di utilizzo nel quotidiano, ma posti a corredo della defunta ci indicano una valenza e un compito simbolico di esaltazione delle qualità della donna che doveva racchiudeva in sé le doti e le abilità domestiche di cura della casa e della propria famiglia.